Estratto da: Introduzione alla veglia per la pace (31 dicembre 1991)

Vogliamo pregare per tutti coloro che soffrono nel mondo: basta uno sguardo intorno e vediamo tanta sofferenza, vicina e lontana, molto prossima a noi e nelle estreme contrade del mondo, tra i cristiani e non cristiani, ovunque. Non possiamo essere leggeri e trascorrere queste stesse ore nel modo spensierato di molti. Era giusto raccoglierci un poco, riflettere e considerare, sia pure molto sommariamente e per grandi sintesi, la situazione nel mondo.

E c’è un’ulteriore ragione più profonda che non possiamo assolutamente nasconderci: cioè abbiamo voluto anche questa notte, in rapporto alle cose che accadono, rafforzare la nostra fede e chiedere al Signore la grande grazia, che dobbiamo domandare ogni giorno, di conservarci e di accrescerci la fede; e con essa la speranza e la carità. Perciò con questo atto, che è grande solo per la Parola che ci ha convocato e per l’eucaristia che celebreremo insieme, abbiamo voluto implorare da Dio per l’anno che verrà, la conservazione della fede nel salvatore Gesù anzitutto per noi, per tutti quelli che amiamo e per tutti, quanti conosciamo e non conosciamo.

Questa sera la fede ci spinge a mettere noi e tutto il mondo sotto la grande benedizione di Dio. Abbiamo bisogno di una tale benedizione, benedizione creatrice che il Signore ha rinnovato più volte all’umanità, nel corso dei secoli, e con la quale via via l’ha ulteriormente consacrata e garantita nel suo cammino, nonostante tutte le sue deviazioni, i suoi errori, i suoi tradimenti e i suoi peccati. Questo è un primo atto di fede che facciamo insieme. Vogliamo essere sicuri e chiediamo a lui, al Signore di tutto, dei nostri cuori in particolare, di non permettere che essi dubitino della grande benedizione che il Padre dal cielo continuamente elargisce sull’umanità, benedizione che si è rinnovata talvolta in modo solenne, esemplare, fecondo, e con la quale il mondo è stato salvato dal pericolo sempre immanente, nel seno della nostra umanità, di autodistruggersi.

Stasera vogliamo chiedere a Dio di elargire la benedizione del Signore, per questo nuovo anno, su tutti gli uomini che abitano il nostro pianeta. Scongiurare così Iddio perché allontani tutti i pericoli che in questo momento sovrastano la vita, la sussistenza, la continuità stessa dell’esistenza umana. Sono ore – basta scorrere i giornali di questi giorni – di pericoli gravissimi che incombono su tutta l’umanità. Per questo vogliamo benedire, benedire la terra, benedire gli uomini, benedire amici e nemici, benedire oppressi e oppressori, benedire tutti, perché scaturiscano dal seno dell’umanità energie positive e non energie di male che la trascinano nei pericoli più severi e più gravi. Facendo così noi compiamo nuovamente un gesto profetico, come lo compiva il popolo di Israele nel nome di Abramo, suo padre. Ed eseguiamo un gesto che veramente interpreta il senso profondo della prima lettura che abbiamo ascoltato. Benedire: mettere il nome di Dio su ogni creatura vivente sulla terra.

(Veglia per la pace, Montesole 31 dicembre 1991)